Si è concluso con l’inizio di giugno il terzo corso base di fotografia professionale tenuto da Marcello Ginelli, fotografo e fotoreporter cremasco. Otto lezioni – in tutto circa ventidue ore – per imparare i fondamenti teorici e provare a metterli in pratica. Dall’aula alla strada, dove tutto accade. L’obiettivo della macchina fotografica insegna a indagare la realtà, cercare la luce, giocare con il tempo per “congelare l’attimo” o lasciarlo scivolare via, nel flusso delle vite che ci passano a fianco. È questa la magia della street photography, che ci ha portati a riscoprire i vicoli di Crema, poi dritti nel cuore di Milano. Dalla tranquillità della provincia al fermento della metropoli, per molti, dall’ultima gita fuori porta era passato più di un anno (e che anno!), in cui tempi e spazi sono stati ridisegnati dalla pandemia.
La macchina fotografica è stata il filtro per tornare ad osservare il mondo e a ridefinire i confini della realtà. Ci abitua a rallentare il passo, a fermarci se necessario. Ci porta a cercare l’ombra per trovare la giusta luce, a catturare i dettagli e abbattere i muri della prossemica con un sorriso, anche se velato dalla mascherina. Ci riporta alle relazioni, alla voglia di scoprire angoli sconosciuti, senza dare per scontato ciò che si considera ordinario. La tecnica si affina nel tempo, con la pratica, gli errori e il piacere di condividere gli scatti migliori con il “prof” ed il gruppo di allievi, compagni di viaggio in questa breve ma intensa avventura.
Per l’ispirazione si guarda ai grandi maestri: la realtà ruvida di Bruce Gilden, la grazia di Vivian Maier, le atmosfere mozzafiato di Sebastiao Salgado sono tra gli esempi da tenere a mente per ricordare i fondamentali: energia, movimento, semplicità, emozione. E il coraggio di fare un passo in più.
“Se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino”, insegna Robert Capa. È buffo rileggerlo dopo quattordici mesi segnati da limiti e distanze, ma il segreto della fotografia è proprio questo: entrare in contatto con il mondo che ti circonda, toccandolo solo con lo sguardo. Perché un conto è guardare, un conto è vedere.