La Fonderia Allanconi è l’ultima fonderia di campane ancora attiva in Lombardia, e ora è rimasta verosimilmente l’unica al mondo a utilizzare esclusivamente materiali naturali per realizzare le sue campane. L’antichissima arte di fondere campane si è tramandata per secoli di padre in figlio e dal XIV secolo si è diffusa anche nel territorio Cremasco, dove ha sede la storica fonderia Allanconi, che ha scelto di modellare campane nel segno della tradizione per salvaguardare un patrimonio unico di conoscenze.
A partire dal capostipite Angelo, che ha iniziato il suo percorso di formazione a Crema, in una fonderia le cui origini risalivano al 1498, i segreti della tradizione e la maestria artigiana sono stati gelosamente conservati e trasmessi alle generazioni successive.
È dalla lavorazione di materiali poveri provenienti dal territorio e da sapienti procedimenti artigianali che nascono ancora le campane Allanconi: argilla, cera d’api, cenere, canapa e crine di cavallo sono alla base di manufatti unici e irripetibili che, analizzati tramite tecnologie di controllo del suono all’avanguardia, permettono di creare veri e propri strumenti musicali apprezzati in tutto il mondo.
Si inizia disegnando la sagoma in legno con il profilo della campana che, usata come un compasso, servirà per realizzare tre stampi d’argilla sovrapposti:
Anche la successiva fusione del bronzo avviene ancora secondo i procedimenti antichi, nel rispetto della salute e dell’ambiente: il fonditore apre la bocca del forno in mattoni in cui è stato fuso il bronzo e libera il metallo incandescente che cola nell’intercapedine tra mantello e anima.
La campana, una volta ultimata, accompagnerà la vita della comunità che la ospita, scandendone per secoli i tempi e celebrandone i momenti più significativi. Penso che oggi la campana abbia perso sempre di più la sua funzione pratica di un tempo, sostituita da strumenti di comunicazione più moderni. Svuotandosi di ciò il suo significato spirituale è diventato ancora più importante: riconnette all voce di Dio ed è segno di speranza e di rinascita dopo momenti bui.
In passato le campane venivano rimosse solo in tempo di guerra, e il loro silenzio era quindi un segnale che qualcosa di brutto stava per accadere. A questo proposito posso raccontare l’aneddoto di una giovane ragazza in occasione di un raduno internaziionale di suonatori di campane a Norcia: “Finché siete qua, vi prego, continuate a suonare”. Il terremoto aveva infatti causato il crollo di tanti torri, immergendo la città in un silenzio surreale. Il suono delle campane è dunque un segno rassicurante che tutto sta andando bene.
Dato che il Fonditore di Campane è un lavoro rarissimo e ormai quasi estinto, è emersa la necessità di conservare e tramandare la storia di questo mestiere antico e affascinante, nonché il patrimonio di esperienze maturate sul campo che rischierebbero altrimenti di scomparire.
Nell’ambito di questa realtà è nata quindi l’idea di un museo “didattico”, privo di barriere architettoniche e facilmente fruibile anche dai ragazzi disabili, in cui si impara toccando, giocando e suonando, e bambini e adulti sono coinvolti direttamente attraverso esperimenti pratici e spiegazioni chiare e mirate che permettono a persone di tutte le abilità tutti di seguire facilmente i temi trattati
Percorsi visivi, tattili, olfattivi e sonori consentono ai visitatori di scoprire guardando, ascoltando e provando, cos’è una campana, come si crea e come si suona, per capire come i concetti appresi in classe (dalla storia, all’arte, alla letteratura, passando per la chimica e la fisica) si trasformano in qualcosa di concreto e utile per la vita di tutti i giorni e a fini lavorativi.
Tutte le scuole assistono a una vera fusione e ragazzi e accompagnatori possono portare a casa un ricordino in bronzo, secondo un’antica usanza carica di significati.