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GLI ESAMI NON FINISCONO MAI

26 Marzo 2021 | di Rachele Donati De Conti

i mondi di carta - Rachele Donati De Conti

Non è solo il tempo della scuola che ci mette alla prova giorno dopo giorno con verifiche, interrogazioni, tesi e tesine; non è solo un sogno ricorrente non superare l’esame di maturità; non sono solo gli anni dell’università quelli in cui fai mille cose, ma il pensiero fisso è l’esame della prossima settimana che non hai ancora finito di preparare…

Ogni periodo della nostra vita ha i suoi piccoli o grandi esami: quelli dell’esperienza umana, quelli del confronto con gli altri, siano amici, collaboratori, colleghi, famigliari, quelli dello studio vero e proprio che a volte ritornano.

Sono banalità, frasi fatte già sentite mille volte, ma nelle quali mi sono trovata a ricadere in queste ultime settimane quando mi sono rimessa sui libri per lavoro. Riaprire capitoli e capitoli di materie di studio, pagine sottili a volte sottolineate a matita, a volte con le orecchie piegate per segnare argomenti importanti, fogli di appunti scritti a mano, articoli di leggi, ricerche su internet che completano la preparazione (se le sappiamo cercare con attenzione). Non è così automatico tornare sui banchi di scuola, rimettersi a camminare in tondo sul bordo del tappeto per ripetere la “lezione”, ipotizzare le domande e impostare le risposte più corrette e complete. Da un lato mi è sembrato di non esserne più capace (a circa 10 anni dall’ultimo studio matto e disperatissimo), dall’altro è stato un po’ tornare indietro, quando il pensiero dominante e più preoccupante della tua giornata era studiare. Cosa devo fare oggi? Studiare.  Mi alzo, faccio colazione, studio, mangio, studio, mangio, magari studio ancora un po’ e vado a letto.

Era impegnativo, certo, ma era l’unica fonte di preoccupazione in un’età, quella della scuola e dell’università, in cui il tuo lavoro era studiare.

Tornare sui libri, oggi, è tutt’altra cosa: si studia, ma intanto la giornata lavorativa scorre con le sue scadenze, gli impegni extra non si fermano, le sollecitazioni esterne continuano ad arrivare, la famiglia a suo modo ti reclama, gli amici anche…e la spada di Damocle della data di “scadenza” ti pesa sulla testa.

Poi quella data arriva, ti vengono fatte le domande, dai le tue risposte, dimostri di aver studiato e di esserti impegnata, di avere una mente adeguatamente preparata e allenata. Torni a casa e con un certo sollievo archivi di nuovo in quel ripiano alto della libreria i libri, gli appunti, i fogli sparsi che per scaramanzia non butti, ma chiudi in cartellette quasi ermetiche per fare in modo che non escano più.

E torni alla tua vita normale, a riordinare casa dove nelle settimane si sono accumulate carte, graffette, penne, candele, tisane… Torni a condividere il tuo tempo con gli altri e torni agli altri esami, quelli in cui non abbiamo chi ci fa le domande più o meno giuste, ma siano noi stessi che ci facciamo le domande e cerchiamo di darci le risposte. Quegli esami veri, importanti e significativi della vita, quelli per i quali non devi rendere conto agli altri, ma a te stesso; quelli in cui ciò che conta è la verità del tuo sguardo e delle tue emozioni, sono le tue relazioni e la tua onestà intellettuale.

Quelli in cui non metti in gioco un voto, ma ti metti in gioco tu, con tutto quello che sei.

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