Sono cresciuta circondata da animali. Gatti, cavalli, pony… una volta ho avuto un cane e persino una capretta. La mia casa, una modesta cascina, pullulava sempre di galline ruspanti, criceti e conigli che battevano i denti. Per una bambina era un piccolo angolo di paradiso, un posto ameno dove non v’erano tristezza o guai, ma solo risate, gioia e tanto amore.
Crescendo le cose non sono cambiate molto. Ho sempre trovato un posto nella mia vita per qualche compagno a quattro zampe e, pur vivendo or ora in un condominio, la mia casa mantiene sempre quel piccolo accenno di zoo, anche se in dimensioni notevolmente ridotte.
Tra le mura di casa mia hanno trovato riparo i miei affezionatissimi gatti, un pesce e qualche ranocchia. Rane di svariate specie che, negli anni, se ne sono andate, purtroppo, vuoi per delle malattie incurabili, vuoi perché era giunto il loro momento e la terra aveva deciso loro di essere lieve.
Quando dico a qualcuno che ho una rana a stento ci credono, oppure fanno delle facce stranite. Alcuni sono incuriositi, altri schifati. Rettili e anfibi ormai sono considerati animali domestici al pari di cani e gatti ma vi sono ancora molti pregiudizi riguardo all’allevamento di questi piccoli animali.
Ovviamente, non potete pretendere da una rana lo stesso affetto di un cane, di un gatto, o anche solo di un coniglio. Sono animali a sangue freddo, più scostanti e, in qualche modo, primitivi.
La passione per le rane ha origini nella mia infanzia: collezionavo, e colleziono tutt’ora, pupazzi, statue, oggetti e quant’altro raffigurante questo buffo animaletto. Da piccola vagavo per la campagna per ascoltare il loro canto. Spesso i miei gatti mi portavano delle grosse rane verdi che, prontamente, salvavo, quando riuscivo a sgraffignarle dalle loro zanne in tempo. Tutt’oggi, ho avviato un sito in costante aggiornamento, ranamania.it, che tratta delle specie più allevate e offre consigli e info su come allevarle. È una mania ma, del resto, c’è chi è fanatico di gatti e poi ci sono io, che vanto più di cinquecento peluche di questa verde creatura.
Le specie che ho detenuto sono tutte specie non autoctone (le rane che si trovano nei nostri territori sono protette e la loro detenzione e cattura è illegale): ho avuto cinque Bombina orientalis, una Litorea Caerulea, una rana pomodoro, due Xenopi lisci e due Ceratophrys Cranwelli, meglio conosciute con il nome di rane Pacman.
Le Ceratophrys sono piuttosto aggressive, se impaurite o infastidite. Ricordo ancora il primo giorno che portai a casa Arthur, una grossa rana Pacman verde che, spaventata e stressata dal tragitto, ha ben deciso di morsicarmi. Aveva una presa forte, a dispetto delle dimensioni.
Le Bombine sono invece delle rane di facilissima gestione. Non richiedono particolari terrari, se non abbastanza acqua nella quale nuotare e qualche roccia o pianta per poter uscire quando più ne hanno voglia. Sono delle ranocchie che raggiungono i cinque centimetri di lunghezza massimo, il corpo verrucoso verde che vira verso il marrone a seconda del periodo dell’anno, della temperatura ecc. e una pancia rossa come il fuoco striata di nero. Se particolarmente a loro agio, è molto probabile che la notte riusciate a sentirle cantare: emettono dei fischi molto caratteristici, quasi degli ululati, che han conferito loro il nome di Ululone.
Quando la gente mi chiede cosa mangiano le mie rane, rimangono un po’ nauseati dalla risposta. Cosa mangiano le rane? Insetti, ovvio! Grilli, tarme della farina, vermi… ma non vado mica a cercare i vermi nella terra, li compro negli appositi negozi dedicati. Come i cani mangiano la carne, i criceti i semi e i conigli il fieno, non vedo nulla di strano nel prendere un grillo con una pinzetta e offrirlo alla rana. È solo un po’ più faticoso trovare i grilli della dimensione giusta, e che non siano troppo grossi rispetto alla dimensione della rana, o mantenerli in vita per più tempo possibile perché sono insetti e, si sa, gli insetti muoiono subito. Ma, sopra il terrario della mia rana, è ormai normale trovare una scatoletta con dei grilli, tant’è che chi mi conosce non ci fa nemmeno più caso.
Ad alcuni, se non a molti, po’ far senso, ma la sensazione di tenere in mano una rana e lasciarsela camminare sulla pelle, salire lungo il braccio, è qualcosa di speciale. Umida, fredda, ma la sensazione è in qualche modo gradevole. Piccoli animali così distanti dall’uomo; eppure, parte integrante della natura che ci circonda, creature da rispettare come tutte le altre.
Nella foto, Arthur, Ceratophrys Cranwelli